Un papà non è quello che ti dà la vita. Ma è quello che c’è.

Un papà non è quello che ti dà la vita.
Ma è quello che c’è.

Quando non riesci a fare la pipì.
Quando ti svegli la notte perché hai la febbre.

Quando fai i capricci ed lui ti dice di no.

Quando vuoi giocare e, anche se è distrutto, ti dice di sì.

Quando scoppi a ridere senza motivo e lui muore dalle risate più di te.

Quando la strada si fa lunga e in salita e ti prende sulle spalle.

Quando gli racconti il gioco che hai inventato a scuola con il tuo amico, e ti guarda con gli occhi pieni di stupore.

Quando lo aspetti la sera, perché dovevate fare un disegno insieme, ma lui esce dal lavoro tardissimo e quando arriva

ti guarda mentre dormi, e rimane fermo così, perché sei la cosa più bella dell’universo.

Quando andate in vacanza, e al ritorno ti addormenti in macchina e lui all’una di notte

ti porta su per le scale in braccio, facendo piano, fino a metterti nel letto, fino a rimboccarti le coperte, fino

a baciarti sulla fronte senza sfiorarti, perché non ti vuole svegliare.

Quando gli dirai per la prima volta che non vuoi più giocare con lui, e ti sorriderà lo stesso.

Quando tornerai a casa tardi, senza avvertirlo, e lui rimarrà in piedi ad aspettarti ogni volta.

Quando prenderai il volo e fuggirai lontano, e lui aspetterà con ansia una tua telefonata.

Perché un papà non è quello che ti dà la vita, ma è quello che c’è

anche quando non c’è, perché le sue carezze te le ha lasciate sul volto

come una seconda pelle, un sottile velo invisibile con cui potrai affrontare qualsiasi tempesta.

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